Annoiarsi fa bene. Siamo ancora capaci di farlo?

12:09 0 Comments A+ a-

Sulla noia è stato scritto molto, da tanti autori illustri. È facile capire perché: è uno stato che sperimentiamo tutti, prima o poi, più volte nella nostra vita. Guardandola da un punto di vista psicologico possiamo risalire alle sue cause e capirne i suoi significati.

Generalmente quando parliamo di noia la classifichiamo fra le emozioni negative, ma in realtà non esistono emozioni positive o negative; le emozioni sono solo la risposta a un pensiero che elaboriamo dopo un evento per decidere cosa significhi per noi quanto è accaduto.
Facciamo un esempio.
Un caro amico è sul marciapiede opposto al mio e io mi sbraccio per salutarlo. Lui prosegue il suo cammino senza degnarmi di uno sguardo. Se penso che non mi abbia visto, che non abbia evitato intenzionalmente di salutarmi, potrei provare tenerezza e ridere della sua testa fra le nuvole e pensare di prenderlo in giro al prossimo incontro; se invece penso che l’abbia fatto apposta, allora potrei attivarmi in chiave agonistica e provare rabbia, oppure potrei colpevolizzarmi pensando di avergli fatto qualcosa e provare tristezza.

Ogni emozione è legata al significato arbitrario che diamo all’evento, per questo non è né positiva né negativa: è una sensazione che attraversa il nostro corpo sotto diverse forme (battito accelerato, respiro corto, sudorazione e così via). Ciò che possiamo classificare non è l’emozione in sé, bensì il comportamento che ne consegue:
se decido di non parlare mai più al mio amico senza ascoltare le sue ragioni potrei essere giudicato un po’ infantile, oppure poco flessibile, rigido; oppure, al contrario, qualcuno potrebbe condividere il mio atteggiamento e pensare che l’amico dovrebbe almeno scusarsi.

Su uno stesso evento possiamo maturare punti di vista differenti, ma si tratterà sempre di giudizi sul comportamento (nostro e degli altri), non sulle emozioni.

Il significato delle emozioni (compresa la noia)

Ogni emozione è una pietra miliare che ci indica dove ci troviamo rispetto ai nostri obiettivi:
  • la felicità ci dice che abbiamo raggiunto uno scopo a cui tenevamo
  • l’ansia ci avverte che quello scopo è minacciato
  • la rabbia è lì a suggerirci che abbiamo subito un’ingiustizia (dovremo quindi valutare perché percepiamo l’evento in questo senso)
  • la noia ci indica una momentanea mancanza di scopi. Niente di male: ho raggiunto il mio peso forma, quindi posso allentare l’attenzione; mi sono laureata, perciò posso concedermi delle ore libere; ho ottenuto un premio, quindi posso riposarmi.
Eppure la noia in breve tempo può trasformarsi in un periodo più o meno lungo di grigiore interiore, che si riflette anche all’esterno nel momento in cui dimostriamo indifferenza per quello che succede intorno a noi, non proviamo nessun tipo di sentimento e ci manca la voglia di fare (apatia); può anche diventare tristezza e addirittura depressione. L’idea di ritrovarci in una di queste condizioni ci fa rabbrividire e, in generale, sembra che nella società occidentale sia vietato annoiarsi. Se ci annoiamo avvertiamo subito l’impulso di fare qualcosa, anche qualcosa che non ci porta alcun benessere, ma sentiamo comunque di dover agire

La noia in Oriente e in Occidente: due visioni opposte

Nelle filosofie orientali, in un momento di vuoto l’individuo è libero di annoiarsi, di oziare e di meditare, concentrandosi sul proprio respiro senza pensare ad altro. Quando si medita non si pianifica, non ci si rilassa, non si cercano particolari stati di coscienza; non si fa nulla, si lascia fluire il tempo attraverso il respiro. Ed ecco che, silenziando per qualche momento il continuo chiacchiericcio della mente, un nuovo entusiasmante scopo può emergere spontaneamente da dentro di noi.
noia - meditazione / credits: kosal ley

In Occidente non si dà abbastanza importanza alla riflessione (momento di pausa che ci si prende prima di ripartire per riposarsi e ricaricarsi), perciò quando ci annoiamo siamo subito colti da sensi di colpa o compiamo gesti impulsivi che sembrano ingestibili: mangiamo anche se non abbiamo fame, fumiamo una sigaretta mentre aspettiamo che nostro figlio esca da scuola, ci stordiamo a tavola con l’alcol per rilassarci, giochiamo alle slot, ci attacchiamo ai social e ai videogiochi, diventiamo maniaci delle pulizie. Questi sono solo alcuni esempi di comportamento disfunzionale: una o più azioni che continuiamo a ripetere anche se ci danneggiano o ci fanno soffrire, che ci allontanano dai nostri scopi.
noia - comportamento disfunzionale / credits: Tim Gouw

Impariamo a convivere con la noia

Non riusciamo ad accettare di stare un po’ nella noia e sentire le emozioni che suscita in noi, per esempio un velo di tristezza o un po’ d’ansia per il tempo che passa mentre siamo in pausa. Le percepiamo come velenose, così proviamo l’impulso di uscirne, di cacciarle il prima possibile in ogni modo.
Come possiamo gestire la noia e il suo carico emotivo senza cadere in comportamenti disfunzionali? Provando a fare l’opposto di quello che ci verrebbe spontaneo: fermiamoci a sentire quelle emozioni, lasciamo che ci attraversino il corpo con tutte le sensazioni che portano con loro, ascoltiamo quello che hanno da dirci.
Possiamo imparare a sopportare qualche momento di ozio senza condannarci, dopotutto anche uno stato di noia può inviarci un messaggio: dobbiamo solo capire quale.
noia - ascoltare le emozioni / credits: Ben White


Vuoi imparare a gestire gli impulsi disfunzionali? Contattami, insieme possiamo progettare il percorso più adatto per affrontare la tua situazione.