Adolescenti e iperconnessione: il fenomeno hikikomori

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Ragazzi ritirati dalle relazioni, chiusi in se stessi, barricati nelle loro camerette con gli occhi fissi su cellulari, computer o altri dispositivi; giovani che hanno perso ogni interesse: ciò che un tempo costituiva una passione, un hobby da praticare nel tempo libero, ora non ha più attrattiva. Nei casi più gravi non studiano più, non dormono la notte per restare connessi alla rete, provocando l’alterazione dei ritmi biologici e la conseguente impossibilità di frequentare regolarmente la scuola. Mangiano pochissimo o davanti al computer. È il fenomeno hikikomori, riconosciuto per la prima volta in Giappone dallo psichiatra Tamaki Saito, direttore del Sofukai Sasaki Hospital di Tokyo.

L’identikit degli hikikomori, giovani ritirati sociali (ma non dai social)

I ragazzi definiti hikikomori (che significa “stare ritirato, stare in disparte”) temono la relazione reale con l’altro. I social esercitano su di loro un grande fascino, perché basta un dispositivo dotato di connessione, come uno smartphone, per accedere a un mondo virtuale e creare un’immagine di sé differente dalla realtà, più vicina a ciò che vorrebbero essere piuttosto che a ciò che sono; un profilo su misura per piacere, sedurre e gonfiare la propria autostima con feedback fittizi. I social network offrono le condizioni ideali per appagare il loro narcisismo: qui gli hikikomori possono condividere identità, storie, persino personalità del tutto inventate.
immagine: hikikomori - connessione
immagine: hikikomori - connessione / credits: Isabell Winter
È importante non generalizzare: molti adolescenti fanno un uso massiccio di internet per cercare luoghi, notizie, mantenersi in contatto con gli amici, ascoltare musica, ma allo stesso tempo possiedono delle capacità socio-emotive che gli hikikomori non hanno.
Il fenomeno identificato dal dottor Saito, infatti, colpisce i giovani che non hanno abilità sociali o una sufficiente autostima da permettere a se stessi di mettersi in gioco nelle relazioni reali, affrontando l’amicizia, l’amore, il conflitto, la rottura di un rapporto; tutte quelle situazioni che dobbiamo vivere da giovani, nel gruppo e con i nostri pari per riuscire ad acquisire le competenze socio-emotive necessarie a crescere e diventare adulti.
Per questa ragione lo psichiatra Tonino Cantelmi (Cantelmi et al. 2010), propone come lato opposto della medaglia la sovraesposizione, con fenomeni tipo il sexting (scambio tramite dispositivi di contenuti erotici, anche mostrando il proprio corpo) o il cyberbullismo (insulti e prese in giro in forma anonima).
immagine: hikikomori - mancanza competenze socio-emotive
immagine: hikikomori - mancanza competenze socio-emotive / credits: Alice Moore

Hikikomori: (possibili) cause e rimedi

Le cause di questa patologia sono ancora poco chiare: nel paese d’origine sembra giochi un ruolo fondamentale l’iperprotezione materna per compensare l’assenza del padre dalla vita del ragazzo, insieme a un’educazione culturalmente centrata su una sfrenata competizione; questa genera un’ansia da performance che si tradurrebbe negli hikikomori in un ritiro da qualsiasi interazione.
Anche se il fenomeno è stato scoperto in Giappone, sembra che i primi casi siano stati riscontrati anche in Europa e in Italia; un dato che ha portato alla nascita di siti orientati alla sensibilizzazione su questo problema. Dal punto di vista sociologico la situazione in Italia sembrerebbe meno drammatica, comunque non è escluso che le difficoltà ad abbandonare le sicurezze del nido familiare per mettersi in gioco nelle relazioni esterne possano avere un certo peso nel generare questo tipo di comportamento. Anche il bullismo e l’emarginazione da parte del gruppo sono tra i fattori che concorrono allo sviluppo di questa sindrome: complice la mancanza di regole condivise in rete, spesso i giovani si esprimono in piena libertà senza controlli superiori, accanendosi su singoli soggetti e innescando in essi reazioni talvolta drammatiche.

Per quanto riguarda la cura, esistono attualmente due modi di affrontare il fenomeno:

  1. considerarlo un problema sociologico più che psichiatrico, da risolvere attraverso il ricovero in struttura: qui diversi ragazzi con lo stesso problema possono relazionarsi tra loro e uscire piano piano dal proprio isolamento.
  2. ritenerlo un comportamento patologico e trattarlo come una dipendenza di nuovo genere, che può migliorare con l’aiuto di uno specialista: in questi casi il professionista dovrà avere sempre ben presente il dolore interiore che spinge il soggetto a una scelta di ritiro così estrema e dovrà prima di tutto empatizzare con questa tristezza per poter stabilire in un secondo momento la relazione che gli permetterà di potersene occupare. La pet-therapy è consigliata per tutti i tipi di evitamento sociale, perché permette al paziente di stabilendo un rapporto più rapido e spontaneo e più facilmente gestibile grazie alla presenza di un animale.
immagine: hikikomori - pet therapy
immagine: hikikomori - pet therapy / credits: Andrew Branch

Come gestire un ragazzo hikikomori all’interno delle mura domestiche?

Ecco alcuni consigli per le famiglie di un adolescente hikikomori:
  • non conviene iniziare un braccio di ferro, rimproverandolo per le ore che passa chiuso in camera; meglio piuttosto provare a sedersi accanto a lui e interessarsi genuinamente alle sue attività preferite, fare domande e chiedere spiegazioni;
  • provare a condividere con l’adolescente ciò che gli piace, per esempio giocare con lui a un videogioco;
  • proporre alternative da svolgere insieme, preferibilmente all’aria aperta e senza connessione a internet.
immagine: hikikomori - come gestirli in famiglia
immagine: hikikomori - come gestirli in famiglia / credits: JESHOOTS.COM
Purtroppo non esistono ancora linee-guida per prevenire questo comportamento, ma si possono mettere in atto alcune accortezze:
  • stabilire un tempo limite in cui il ragazzo può giocare con il suo dispositivo;
  • dialogare con lui, chiedendogli come si sente a scuola, con gli amici, con noi genitori;
  • dedicare un po’ del nostro tempo a stare insieme a lui, divertendoci, giocando insieme, prestandogli attenzione;
  • osservare il suo comportamento, provando a notare i segnali che ci invia per poter intervenire in tempo se ci rendiamo conto che sta vivendo un disagio;
  • condividere: parlare delle nostre e delle sue emozioni senza inibirci o spaventarci.
Questo vale per tutti i momenti di disagio dei giovani: se nostro figlio attraversa un periodo di difficoltà, la cosa migliore è non negare l’evidenza, in modo da poter intervenire tempestivamente, ma senza abbandonarci a reazioni allarmistiche: gli adolescenti sono giovani e quindi plastici, in grado di modificare i comportamenti che causano loro tristezza e dolore per rinascere con una nuova forza, una personalità finalmente sicura e capace di stare in mezzo agli altri.


--- Il 17 maggio è stata approvata una legge sul contrasto del cyberbullismo, che:
  • dà una definizione precisa delle azioni che rientrano in questo fenomeno;
  • affida ai gestori di siti, social o trattamenti l’impegno a rimuovere, oscurare o bloccare contenuti diffusi in rete qualora segnalati dalle vittime minorenni;
  • designa un tutor scelto tra i professori di ogni istituto per le iniziative contro il cyberbullismo;
  • prevede per i soggetti minorenni riconosciuti come cyberbulli la convocazione insieme a un genitore da parte di un questore e l’ammonimento.